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Global Climate Strike, grande successo anche in Italia!

Il 3° Global Climate Strike è stata la più grande manifestazione ecologista di sempre, a livello globale!

Pochi giorni fa, concludendo il suo discorso al Climate Action Summit 2019 di fronte ai potenti del Pianeta, così tuonava Greta Thunberg: “Il mondo si sta svegliando, il cambiamento sta arrivando, che lo vogliate o no“. A quanto pare aveva ragione.

I numeri non lasciano spazio a dubbi, la mobilitazione di oggi passerà alla storia. In tutto il Pianeta centinaia di migliaia di giovani e meno giovani sono scesi in piazza per chiedere giustizia climatica e serie politiche di salvaguardia ambientale. Le nuove generazioni hanno capito ciò che i loro genitori hanno sempre ignorato: la ricchezza più grande che abbiamo è la Madre Terra e dobbiamo fare il possibile per preservarla.
Quando masse così imponenti si muovono con lo stesso obiettivo, la politica non può ignorarle e qualcosa deve necessariamente accadere. Solo il tempo ci dirà quanto profondo sarà il cambiamento, ma sicuramente qualcosa cambierà.

Grande partecipazione dall’Italia

Greta Thunberg ha partecipato al corteo in Canada, ma dal suo account Twitter ha rilanciato le immagini delle piazze di tutto il mondo e grande risonanza hanno avuto proprio le piazze italiane.  Gli organizzatori di Fridays For Future Italia stimano che abbiano partecipato alle mobilitazioni oltre un milione di persone. Studenti, ma anche genitori, insegnanti, attivisti ecologisti e persone che prima d’ora non avevano mai partecipato ad una manifestazione. Da nord a sud, ben 160 città italiane sono state attraversate dall’onda verde. Roma, Milano, Venezia, Napoli, Torino e Firenze hanno ospitato i cortei più significativi, ma i giovai attivisti hanno fatto sentire la loro voce anche nei centri più piccoli.

 

Il messaggio è chiaro: è necessario un cambio di rotta radicale. Stop ai combustibili fossili e drastico abbattimento delle emissioni di CO2. Queste le principali richieste, ma non le uniche. Gli attivisti parlano anche di alternative alla plastica, di tutela della biodiversità, di dieta a base vegetale e immaginano un modello di produzione e consumo alternativo a quello che ha portato alla crisi ecologica che stiamo vivendo.

I detrattori parlano di moda e di fenomeno passeggero, ma i giovani di Fridays For Future, con il loro Global Climate Strike, sono riusciti a far parlare seriamente di ambiente e di clima la politica globale.
Oggi chiunque – anche chi non si è mai interessato di ecologia – è un po’ più consapevole di ieri rispetto ai grandi problemi ecologici, alle loro cause e alle possibili soluzioni. Già solo questo, è un obiettivo che raramente i movimenti ambientalisti sono riusciti a raggiungere negli ultimi 50 anni.

 

Ciascuno deve fare la propria parte

Le studentesse e gli studenti stanno dimostrando seria e sincera preoccupazione per le condizioni del Pianeta, ora sta a chi ha qualche anno e qualche responsabilità in più agire. E’ scorretto chiedersi se i giovani attivisti riusciranno a tradurre in azione politica le loro preoccupazioni e se avranno la voglia e la forza di adottare stili di vita coerenti con la loro richiesta di un cambio di rotta radicale. Questi ragazzi si muovono in un mondo che è stato costruito dalle generazioni precedenti – un mondo votato al profitto a tutti i costi, al consumismo, al mito della ricchezza – e manifestano il loro disappunto con gli strumenti che la società ha messo a loro disposizione, ma la responsabilità più grande e la più grande possibilità di azione è nelle mani della politica.

Sono le istituzioni a dover creare le condizioni che consentano ai giovani di vivere coerentemente con i loro principi. In un sistema che prevede norme calate dall’alto, non si può pretendere che i cambiamenti radicali arrivino improvvisamente dal basso, addirittura dai giovani cittadini che oggi hanno 14, 15 o 16 anni.

E alle istituzioni si rivolgono anche le imprese. A partire dalle tantissime piccole e medie imprese che sono la base del tessuto produttivo italiano e che troppo spesso non riescono a sostenere i costi della necessaria transizione ecologica. L’impresa può fare tanto, ma la politica deve sostenerla con scelte coraggiose, spostando le risorse dai settori più inquinanti a quelli più innovativi, premiando i modelli virtuosi, l’economia circolare e chi si impegna per la sostenibilità.

Smettiamola di chiederci se i giovani sono all’altezza dell’alternativa che sognano, chiediamoci piuttosto se la classe dirigente e imprenditoriale globale è disposta ad impegnarsi perché questi sogni possano diventare realtà.

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