Imballaggi: il servizio packaging di UPM

Risparmiare sul packaging mantenendo la stessa qualità: è questo l’obiettivo che guida il lavoro di UPM per le aziende nel settore degli imballaggi.

Imballaggi: i numeri di un settore che non conosce crisi

Il packaging si conferma il settore più importante dei beni strumentali del nostro Paese. Sono i numeri a dirlo: l’intera filiera vale infatti 38 miliardi di euro, di cui 8 provenienti dal settore dei beni strumentali e 30 derivanti da quello degli imballaggi (dati: Istituto Italiano Imballaggi). Gli addetti complessivamente impiegati nelle aziende packaging sono 139.167, di cui oltre 105.000 nel settore imballaggi e oltre 34.000 in quello dei beni strumentali. La produzione italiana, quindi, rappresenta un mercato di assoluta eccellenza, con una media di export superiore al 70%, che supera l’80% per la parte packaging. Non solo: secondo i dati diffusi da Assofoodtec, il settore del packaging-imballaggio ha chiuso il 2014 con un incremento del valore della produzione del +1,1%. Merito anche della forte componente legata al mercato estero (asiatico in particolare) che nello stesso anno è cresciuto del 15% con un fatturato di quasi 130 milioni di euro (dati: Istat). Insomma, il settore del packaging italiano rimane trainante e in crescita, capace di intercettare anche le richieste dei paesi emergenti, sempre più attenti alle regolamentazioni in materia di sicurezza e igiene legati all’imballaggio e alla conservazione.  

Packaging: UPM per le aziende

Nel settore del packaging e dei materiali per imballaggio, il lavoro che UPM svolge al servizio delle aziende ha l’obiettivo di aiutare le imprese ad ottenere una maggiore efficienza. In altre parole stessa qualità ma a prezzi più vantaggiosi. Per arrivare a questa soluzione, l’iter operativo prevede diverse fasi: 1)il rapporto tra Garbini ed il cliente inizia con una fase di ascolto che permette di capire le esigenze del cliente stesso: tempistiche, qualità del servizio, innovazione di processo e di prodotto; 2) successivamente gli esperti di Garbini avviano un’attenta analisi dei consumi: si parte dalla lista dei materiali che l’azienda utilizza nel suo lavoro quotidiano (scatole per imballaggio, etichette, film, cartotecnica, astucci, pallets, vassoi, plateaux, angolari, buste, imballaggi in cartone e in generale tutto il materiale imballaggio) e dal prezzo attualmente pagato per questi prodotti; 3) Garbini chiede al cliente di poter acquisire 3 campioni per ogni tipo di prodotto utilizzato. In questo modo si possono capire esigenze reali, tipologie di prodotto su cui lavorare e se queste possono essere in qualche modo migliorate ad esempio attraverso nuovi tipi di “design packaging”, differenti composizioni di carta e cartone, accorgimenti per la verifica delle quantità di film acquistate ecc… L’efficenza di un imballaggio, infatti, può essere misurata a partire da cinque metriche importanti: – l’approvvigionamento; – la protezione del prodotto; – il trasporto e la funzionalità logistica; – l’immagine e il posizionamento sullo scaffale; – il riciclo o il riutilizzo al termine del ciclo di vita. 4) Una volta acquisiti questi campioni Garbini contatta la sua rete di fornitori, cui chiede di effettuare un’analisi attenta e dettagliata dei prodotti, delle loro specifiche tecniche, degli ambiti di miglioramento; 5) Una volta raccolte le analisi dei fornitori, Garbini presenta al cliente una serie di soluzioni che nascono come piani di risparmio calcolati sulla base della quantità che verrà acquistata. Il principio che muove tutta l’attività di Garbini parte da questo presupposto: non tutte le imprese, soprattutto quelle più piccole e meno strutturate, sono sono in grado di ottimizzare gli ordini e negoziare ogni contrattazione con la massima efficienza. Questo perché nella maggior parte dei casi, in queste realtà, il decisore aziendale coincide con la proprietà e quindi con la figura che deve spendere il suo know-how e impiegare le sue competenze nei processi produttivi, limitando al massimo le “distrazioni” derivanti dal presidio di attività non strettamente correlate al core-business. Questo vale nel settore del packaging e degli imballaggi come in altri settori strategici per l’impresa (energia, telefonia, mobilità, logistica). L’esigenza è quindi quella di attivare un Risparmio Virtuoso basato sull’aggregazione: l’esperienza sul mercato e le relazioni che Garbini ha creato nel tempo con i maggiori operatori delle forniture aziendali permettono di offrire ai clienti le migliori condizioni contrattuali e un risparmio, non solo in termini economici, ma anche ambientali. 6) se il cliente approva la proposta di piano di risparmio che Garbini ha presentato viene fissato un incontro tra il fornitore e il cliente stesso. Da questo momento in poi le due parti diventeranno clienti diretti e Garbini rimarrà come supporto nella verifica, attraverso audit periodici, della qualità dei prodotti, della loro affidabilità e di qualsiasi altro aspetto possa essere utile al cliente.  

Eco packaging: Garbini e gli imballaggi sostenibili

Le problematiche legate al rapporto tra packaging alimentare e rifiuti sono molto e ben note:
  • la presenza di impurità nella raccolta della carta, soprattutto in quella sporcata da residui alimentari;
  • gli accoppiati carta+plastica che spesso il consumatore scambia con carta, ma che, nei fatti, non possono essere riciclati con quest’ultimo materiale proprio per la loro componente di plastica da imballaggio;
  • la dispersione di residui organici che sarebbero conferibili nell’umido;
  • la contaminazione della raccolta dell’organico con imballaggi in plastica.
Proprio per questo motivo, la filiera del packaging è stata la prima ad essere normata a livello europeo rispetto al tema della sostenibilità. La risoluzione approvata dal parlamento Europeo il 9 luglio 2015, infatti, ha introdotto l’obbligo di riciclo del 70% dei rifiuti urbani e dell’80% dei rifiuti di imballaggio entro il 2030 e, a partire dal 2025, il divieto di collocare in discarica i rifiuti riciclabili. In realtà, però, il ciclo virtuoso dell’eco packaging inizia a monte, cioè nella fase di progettazione ecologica del prodotto. Realizzare un prodotto che sia in simbiosi con il suo imballo permette una maggiore opportunità di recupero e di riciclo della materie utilizzate, nonché la minimizzazione del rifiuto da smaltire. Sono molte le soluzioni che si stanno sperimentando nel settore del packaging e che hanno come obiettivo quello di realizzare imballaggi compostabili al 100%. A questo proposito è interessante una ricerca condotta dall’Università Bocconi e presentata a maggio 2016 durante Cibus – Salone Internazionale dell’alimentazione da Comieco. Secondo la ricerca, l’introduzione di nuovi packaging “bio-based” (che possono essere smaltiti nell’umido grazie alla presenza di biopolimeri o sostanze come l’amido di mais) consente di prolungare la shelf life dei prodotti in maniera naturale, limitando gli sprechi alimentari, lasciando comunque inalterate le funzioni di protezione e conservazione. Non solo. Questo meccanismo porta ad una raccolta differenziata più efficiente e rispettosa delle direttive europee sopra descritte: il risultato sarebbe 190 mila tonnellate di rifiuti alimentari inviati a compostaggio, con un risparmio economico stimato di oltre 5 milione di euro. Accanto a questi imballaggi basati sull’alleanza “virtuosa” tra cellulosa e bioplastiche, esistono una serie di progetti nel mondo del packaging legati alla creazione di materiali innovati e 100% compostabili. Ne abbiamo parlato in diversi articoli come “Capsule caffè: e se il caffè del futuro fosse green?” dove Maurizio Corazzi, fondatore della Gima Disponsable, ha raccontato il suo lavoro per creare una filiera produttiva verde (che attualmente viene sperimentata soprattutto nella produzione di capsule per il caffè) basata sulla cellulosa proveniente da precedenti lavorazioni di altre industrie. Ma abbiamo esplorato i territori anche di materiali del tutto innovativi che vi abbiamo presentato nell’articolo “Packaging innovativi: la plastica che rispetta la pelle è abruzzese e fa gola al mondo” o nell’articolo “Bioplastica: il biodegradabile nasce con i funghi”. Negli ultimi anni il lavoro di Garbini, per cui Risparmio Virtuoso significa anche (e soprattutto) risparmio del pianeta, si è focalizzato molto sull’eco-packaging. L’intento è quello di trovare soluzioni “amiche dell’ambiente” dove il processo di sostenibilità riguardi l’intera supply chain e il recupero dei materiali usati per l’imballaggio dei prodotti. Solo in questo modo si possono ottenere packaging realmente sostenibili (per l’ambiente, ma anche a livello economico) e spingere le aziende verso una svolta eco-friendly.