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Le alternative alla plastica

Proseguiamo il nostro approfondimento sulla plastica. Questa volta, dopo aver visto il suo accumulo e i problemi che comporta e gli effetti nocivi su animali e uomini, passiamo alle alternative alla plastica.

Abbiamo alternative alla plastica?

La prima domanda, non scontata, è: abbiamo alternative? Lo abbiamo scritto il mese scorso, il problema non è la plastica in sé, ma l’utilizzo che ne facciamo e la gestione non buona dei rifiuti. Se pensiamo ad esempio ai prodotti monouso che negli ultimi anni stanno spopolando, scalzando dal mercato gli elementi tradizionali validi, possiamo affermare che nella maggior parte dei casi il loro utilizzo non è realmente necessario. Ci sono invece delle applicazioni, ad esempio i dispositivi medici, in cui questa materiale è non solo fondamentale, ma indispensabile.

I risultati concreti

La scienza sta lavorando su numerosi fronti e ci sono dei risultati molto interessanti. Per esempio, i chimici della Colorado State University hanno creato un polimero che presenta leggerezza, resistenza al calore, robustezza come quelle della plastica e che può essere riciclato chimicamente e riutilizzato praticamente all’infinito

Un altro materiale che presenta biodegradabilità, rinnovabilità e un ottimo rapporto qualità-prezzo si chiama Treeplast®, creato da un consorzio di esperti olandesi, austriaci e tedeschi. Questo materiale è costituito per il 50-60% da trucioli di legno, per il 30% da granturco macinato e per il 10% da resine naturali. La lavorazione su scala industriale ha dei vantaggi enormi perché può avvenire con i tradizionali macchinari usati per la plastica, evitando così l’acquisto di nuove attrezzature.

Molto intelligente il contributo di una piccola azienda che produce birra artigianale: la Saltwater Brewery. Questa società americana ha realizzato degli imballaggi per le confezioni di birra biodegradabili e totalmente commestibili. Hai presente quegli anelli che servono per tenere uniti le lattine? In pratica hanno sostituito la plastica con un materiale di scarto della produzione; principalmente orzo e grano. Queste confezioni risultano essere commestibili sia per gli animali che per l’uomo, addirittura possono trasformarsi in cibo per pesci.

Tra i casi virtuosi citiamo anche Piñatex, un tessile naturale sostenibile, composto da fibre di foglie di ananas, uno scarto naturale della raccolta degli ananas nelle Filippine che altrimenti andrebbe al macero. La Ananas Anam Ltd, dopo 7 anni di ricerche, è riuscita a produrre questa stoffa, alternativa sana alle ecopelli che, spesso, sono di origine petrolifera. La produzione di questo materiale porta anche un fattore etico notevole, poiché offre un reddito supplementare ai contadini filippini. Sempre per rimanere nel campo “fashion” ci sono aziende della moda che si sono impegnate nell’utilizzare materiali riciclati ed oggi esiste una fabbrica che produce fibre dalla plastica recuperata negli oceani.

Pensiamo anche ai nostri sacchetti di plastica banditi al supermercato. Abbiamo trattato il tema alla fine dello scorso anno, sono stati sostituiti da un prodotto biodegradabile.

 

Le bioplastiche

Quindi possiamo affermare che negli ultimi anni c’è una ricerca attenta allo scopo di creare delle bioplastiche, ovvero materiali simili alla plastica che non derivino da fonti petrolifere e che assicurino una completa compostabilità dopo l’utilizzo. Gli esempi, per nostra fortuna dal punto di vista della sostenibilità ambientale, potrebbero essere centinaia e centinaia, a cui possiamo aggiungere i vari prodotti che utilizzano polimeri naturali come la lignina, la cellulosa, la pectina e la chitina e materiali organici che si biodegradano molto rapidamente.

Ma tutto parte da un punto fondamentale: il nostro cambiamento.

Il cambiamento è necessario

Ebbene si, è necessario, non possiamo procedere con questi consumi di plastica eccessivi. Dobbiamo semplicemente correggerci con alternative riutilizzabili. L’Italia è il secondo Paese al mondo per consumo di bottiglie di acqua in plastica: eppure abbiamo (ad eccezione di alcune zone critiche) delle acque, che escono dai nostri rubinetti di casa, di discreta qualità e super controllate. Lo zoo di Londra ad esempio non vende più l’acqua in bottiglie di plastica ma in borracce di alluminio; mentre svariate caffetterie offrono sconti per il caffè d’asporto in contenitori riutilizzabili.

I materiali alternativi

Tra i vari materiali che potremmo vedere alternativi alla plastica ci sono: il caro vecchio vetro; i biocomposti PHB, materiale fatto di batteri, che sta gradualmente emergendo come la nuova e perfetta carta biodegradabile (ha una grande portata per essere utilizzato nella ricerca biomedica, per l’imballaggio e le industrie agricole); il legno liquido, un biopolimero con cui ci sta stanno producendo i giocattoli. Da seguire da vicino lo sviluppo del Biofilm ECM, una invenzione che altera la composizione della plastica, rendendola biodegradabile. Potrebbe essere utilizzata per materiali come i sacchi della spazzatura, i pannolini e i contenitori.

Non ultima la canapa che rappresenta la coltivazione più efficiente per l’industria della plastica eco-sostenibile. È in grado di integrare o sostituire materiali plastici di nuova generazione come il PLA (acido polilattico), il PHA e il PBS, polimeri derivati da mais, grano o barbabietola e utilizzati per la produzione di plastiche biodegradabili e compostabili.

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