Tutti gli automobilisti del mondo, e noi italiani purtroppo non facciamo eccezione, conoscono le insidie che possono nascondersi fra i chilometri di asfalto che si percorrono ogni giorno: buche, avvallamenti, crepe causate dal gelo, addirittura improvvise voragini.
Tutte queste sconnessioni alla regolarità del viaggio sono, nel migliore dei casi, solo fastidiose per il comfort dei passeggeri delle auto ma molto spesso si traducono in vere e proprie trappole per la sicurezza delle persone poiché possono produrre danni ai veicoli con conseguenti deviazioni dalle traiettorie corrette, uscite di strada e aumento del rischio di incidenti.
La causa delle cattive condizioni del manto stradale è quasi sempre (se si escludono eventi atmosferici e naturali occasionalmente intensi e imprevedibili) la scarsa e/o cattiva manutenzione dello stesso.
Le operazioni di mantenimento sono costose per i bilanci degli enti, sia pubblici che privati, proprietari delle strade ma mai quanto gli interventi di ripristino totale, e quindi sono queste a dover essere adeguatamente pianificate e realizzate.
Quando questa attenzione manca è molto semplice e veloce che il deterioramento dell’asfalto prenda piede.
VolkerWessels, un gruppo di società olandese, ha di recente ha proposto una svolta radicale nell’approccio al problema: dato che una buona manutenzione dell’asfalto è complessa, costosa e molto frequente modifichiamo il materiale di cui sono fatte le strade e rivolgiamoci alla plastica.
L’idea esiste ancora in fase embrionale, è un progetto di cui deve realizzarsi il primo prototipo ma la città di Rotterdam si è già proposta per accogliere la prima tratta sperimentale di quella che è stata chiamata la “Plastic Road“. L’intento dei progettisti è quello di impiegare per le strade un materiale che resista a escursioni termiche elevate mantenendo un’aderenza adeguata e che possa durare fino a tre volte la vita utile di un manto in asfalto. Inoltre la plastica si presta ala realizzazione di moduli facilmente assemblabili fra loro, e questo ridurrebbe drasticamente i tempi di posa in opera di un rivestimento stradale. La VolkerWessels ha anche pensato alla possibilità di inserire, all’interno dei moduli, passanti utili per tubazioni e cavi che semplifichino le attività di installazione e manutenzione dei servizi.
Fin qui si è detto dei vantaggi in termini di costo di questa ipotetica “strada in plastica“, ma la sua più importante prerogativa è essere ecofriendly perché il progetto prevede che la materia prima impiegata sia costituita da tutti i rifiuti in plastica recuperati dagli oceani.
VolkerWessels è, infatti, sostenitore del progetto “The Ocean CleanUp” che si propone di ripulire gli oceani del pianeta: la plastica che è estremamente nociva all’equilibrio dei sistemi marini a causa della sua quasi nulla biodegradabilità diventerebbe invece utilissima nella costruzione delle strade del futuro.
Dare alla viabilità stradale un nuovo volto più ecologico, più conveniente e più sicuro è ancora un obiettivo lontano, ma la “Plastic Road” si candida ad essere una delle soluzioni possibili.
Forse non potrà essere attuata dappertutto nel mondo (si deve ancora valutarne la risposta alle scosse sismiche e si deve verificarne la resistenza agli alti flussi di traffico), ma potrebbe senza dubbio contribuire a ridurre l’impronta ecologica che tutto il sistema-strade ha sul nostro pianeta.