Chernobyl e Fukushima: l’energia nucleare ieri e oggi

Sono passati ormai trent’anni dal disastro nucleare che, a metà anni Ottanta, ha colpito l’area di Chernobyl. Dopo quella tragedia, la zona è rimasta totalmente disabitata, oltre che abbandonata a sé stessa: adesso, però, pare che qualcosa stia cambiando. La località, infatti, è popolata in misura sempre più consistente dai cinghiali, dai cervi e dai lupi, che qualche tempo fa erano spariti, al punto che oggi il numero di animali presenti è addirittura più alto di quelli di trent’anni fa. Ovviamente anche l’assenza di insediamenti umani ha influenzato l’ambiente.

b2ap3_thumbnail_Diapositiva3_20140714-220234_1

b2ap3_thumbnail_Diapositiva6_20140714-221443_1

Viene da chiedersi, allora, quali siano le prospettive per le località che devono fare i conti con disastri nucleari: Chernobyl e Fukushima sono i due casi noti, che hanno portato a interrogarsi il mondo sull’opportunità di fare affidamento sulle centrali nucleari. Non è un caso che, dal 1990 ad oggi, negli Stati Uniti non siano state realizzate nuove centrali; e non è nemmeno un caso che, in questi anni, sia il Belgio che la Germania, ma anche la Svizzera, stiano discutendo sulle modalità di chiusura dei reattori.

b2ap3_thumbnail_Diapositiva4_20140714-220245_1

Gli effetti di Chernobyl e Fukushima hanno, evidentemente, aumentato la sensibilità nei confronti dell’ambiente, ma anche la paura: in Spagna, per esempio, si sta per decidere di non costruire più dei reattori nuovi, e anche il nostro Paese ha scelto di non avviare altre industrie del settore.

Dopo Chernobyl e Fukushima, dunque, il futuro dell‘energia nucleare è tutt’altro che limpido: basti pensare che, in Giappone, in seguito al disastro solo un reattore, tra gli oltre cinquanta presenti in tutto il Paese, sta funzionando ancora. I rischi non sono scomparsi, dunque, se è vero che gli stessi reattori che sono stati distrutti dallo tsunami a Fukushima sono ritenuti in condizione di rientrare in criticità, parzialmente o temporaneamente. Senza usare troppi giri di parole, ciò vuol dire che l’emergenza è ben lontana dall’essersi conclusa.

Oltre alla questione ambientale, poi, c’è da tenere in considerazione l’aspetto economico: le spese per la bonifica in Giappone sono state enormi, e i risarcimenti alle vittime della tragedia di Fukushima hanno raggiunto, per il momento, la cifra pazzesca di 245 miliardi di dollari. Anche per questo motivo, tutti i Paesi, inclusi quelli che per tradizione sono sempre stati a favore del nucleare, hanno compreso la necessità di rivolgere la propria attenzione verso altri lidi, e in particolare in direzione delle energie rinnovabili. Un esempio valga per tutti, quello della Cina, che ha cominciato a investire in maniera consistente sulle rinnovabili, sul fotovoltaico e sul solare, avendo intuito che il futuro del mondo intero dipende da queste fonti energetiche.

CONDIVIDI: