Materie plastiche: i big del petrolio impongono le loro regole

Da giugno 2014 il prezzo del petrolio è praticamente dimezzato*, nonostante questo fatto, sul fronte delle materie plastiche da esso derivate sembra essersi innescata la reazione contraria.
I pochi attori di questo mercato (Basf, Dow Chemical, Shell, ecc), da inizio 2015 sembrano essersi coalizzati nel compiere un’azione speculativa creando carenza di materia prima (ad esempio granulo di polipropilene) con forti conseguenze per i trasformatori ed utilizzatori finali.

Ad esempio, i produttori di packaging che utilizzano materie plastiche per le loro produzioni (reti estruse, vaschette, film per confezionamento) si trovano nella situazione di dover pensare, per prima cosa, ad assicurarsi le consegne di materia prima per non fermare le produzioni, in seguito tratteranno il prezzo che sarà “proposto” dai vari produttori; tutto questo in un mercato in recessione dove i clienti non concederanno alcun sovrapprezzo e tali aumenti ingiustificati saranno assorbiti unicamente dai trasformatori stessi, andando a ledere i loro budget annuali (percentuali che si attestano anche intorno al 30%).

 Non solo le materie plastiche

Oltre al settore dei trasformatori di materie plastiche, anche quello dell’auto è coinvolto in questa carenza di materie prime plastiche che vede recentemente cancellazioni di consegne e fornitori che chiedono un prezzo più alto di quello concordato.Il sospetto di un intento speculativo deriva da alcuni eventi in cui gli impianti produttori di materie plastiche in Europa sono stati fermati per cause di forza maggiore. Le dichiarazioni che dovrebbero spiegare il perché di questo stato di fermo non forniscono informazioni sufficienti e chiare, per questo si potrebbe pensare ad una coalizione di alcuni big del settore che stanno costringendo l’industria della trasformazione a cercare altrove le risorse, con moltissime difficoltà, tra cui anche l’euro debole. La carenza di materie prime porta, oltre alla difficoltà di adempiere agli obblighi contrattuali, anche isolate sospensioni alla produzione che non aiutano questo settore dove si cerca il rilancio della produttività e dell’occupazione, in un momento in cui il mercato è in ripresa.

Per quanto riguarda i prezzi, Unionplast spiega a Il Sole 24 Ore che «nel settore dell’imballaggio, il costo delle materie prime incide per oltre il 60% sul totale: se i maggiori oneri non possono essere trasferiti a valle, è a serio rischio la sopravvivenza stessa delle aziende di trasformazione».

Speriamo vivamente che questa “bolla” finisca in concomitanza della stagione estiva in maniera di ristabilire gli equilibri precedenti e creare un clima più sereno per lavorare correttamente.

http://www.ilsole24ore.com/art/impresa-e-territori/2015-05-01/tensione-filiera-plastica-063825.shtml?uuid=ABxFv3YD

 

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