Il packaging migliore è quello che non esiste


Il problema dei rifiuti continua ad agitare i sonni della società moderna, soprattutto quella parte più ricca del mondo che fa la parte del leone per quanto riguarda i consumi. Le immagini provenienti dalle strade di Napoli invase dall’immondizia costituiscono ancora una ferita vera e propria per il nostro Paese, tuttora interessato da un dibattito su come fronteggiare le emergenze che di tanto in tanto si affacciano lungo lo Stivale. Un dibattito dal quale, spesso, le soluzioni più semplici vengono scartate a priori.

Basti pensare ad esempio al problema del packaging, gli imballaggi delle merci che ogni giorno vediamo sugli scaffali dei negozi ove facciamo la spesa. Essi compongono il 30% dei nostri rifiuti, una percentuale assolutamente incredibile, che potrebbe essere sensibilmente ridotta con una serie di accorgimenti molto semplici. Il primo dei quali è il ricorso ai prodotti sfusi, tendenza che si sta facendo largo con notevoli benefici di carattere economico, derivanti dal fatto che la rinuncia al packaging può permettere di ottenere risparmi tra il 20 e il 70% sul prezzo di acquisto. Risparmi che vanno ad aggiungersi ad una netta riduzione dei costi comunali per lo smaltimento dei rifiuti, una voce che pesa in maniera considerevole sull’economia familiare e che potrebbe essere ridotta con una misura di questo genere.


Il packaging migliore è quello che non esiste
Sono sempre più numerosi gli esercizi commerciali che bandiscono il packaging e offrono prodotti sfusi, ad esempio detersivi, per i quali basta portare con sé il flacone acquistato in precedenza e ricaricare il contenitorealla spina“. Una pratica che comporta vantaggi anche per l’ambiente, se si pensa che per produrre un flacone di plastica di 60 grammi serve una quantità di energia tale da dar luogo a un’emissione di CO2 simile a quella generata da un’auto di media cilindrata per percorrere un chilometro di strada. A tale proposito occorre ricordare la quantità di risorse messe in campo da molti governi per cercare di promuovere tecnologie innovative a basso impatto, come il fotovoltaico o le pompe di calore, promosse dalla stessa Unione Europea come risposta all’inquinamento ambientale. Sulla base di analoghi obiettivi, due giovani imprenditrici tedesche, Sarah Wolf e Milena Glimbovski, hanno deciso di promuovere la nascita di Original Unverpackt. Si tratta del primo supermercato nel quale viene, in pratica, bandito il packaging, che, solo in Germania, è responsabile ogni anno di sedici milioni di tonnellate di rifiuti. Qui la clientela può servirsi di appositi contenitori messi a disposizione dalla struttura, oppure portarsi i propri da casa. Insomma, anche da piccoli accorgimenti di buon senso, come la riduzione del packaging, può dipendere un futuro migliore per il nostro pianeta e per le nostre finanze.

 

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